Gioacchina e Domenico

Tzia Gioacchina e Domenico

 

:<<Avete mai sentito parlare delle “nozze di quercia” (80 anni di matrimonio)? Io mai! Sono quelle che seguono  “le nozze  di brillanti” (75 anni di matrimonio)>>.

Gioacchina (classe 1923) e Domenico (classe 1921) stanno proprio sul mezzo con i loro 77 anni di matrimonio; una vita intera dunque, proprio come le tortore, inseparabili fino alla morte.

E pensare che in certi paesi (Slovacchia, Estonia, Georgia etc) l’aspettativa di vita, e non la durata di un matrimonio, è di circa 77 anni secondo il Cia World Factbook aggiornato al 1 Gennaio 2019.

La loro è una famiglia numerosa che conta 4 figli, 10 nipoti, 20 pronipoti e 2 trisnipoti.

 

 

 

LA LETTERA

 

Domenico :<<Conoscevo Gioacchina da tempo essendo una mia compaesana. I miei occhi l’avevano adocchiata da un pò per vari motivi, tra i quali la sua bellezza. Non fu semplice per me farmi avanti e mi feci coraggio inviandole una lettera solo quando andai via dal paese per cercare lavoro. Ti spiego aprendo una breve parentesi dove andai.

Nel 1940, a 19 anni partii per Carbonia come volontario in miniera, nelle gallerie. Non ero solo ma con un compaesano, ed una volta scoppiata la guerra ci ritrovammo in 9 di Talana. Io ad essere sincero, non avevo paura di svolgere quel lavoro anche perché mi ero licenziato da un altro impiego pur di non separarmi dal compare del mio paese. Devo dire che da quel momento in poi  la mia vita venne stravolta, sia per la lontananza da casa, e sia per i nuovi obblighi a cui non potevo sottrarmi; a questo proposito fui costretto a comprare la tessera fascista per poter lavorare. Passavo le giornate ad estrarre il carbone e portarlo in superficie, e poi dalla superficie mi ricalavo nelle tenebre. Io ed i miei colleghi conducevamo una vita simile ai topi con cui convivevamo; a noi non dispiacevano, anzi ci salvavano la pelle fungendo da avvisaglia nei casi in cui si verificavano delle perdite di gas all’interno delle gallerie. La mia parentesi lavorativa nelle miniere si concluse però nellautunno del 42, anno in cui fui chiamato a 22 anni sotto le armi.

Ok mi sono dilungato un pò troppo. Ritorniamo alla lettera.

Le scrissi dichiarandole il mio amore e chiedendole se voleva trascorrere il resto della vita con me. Non ricevetti alcuna risposta, ma non mi diedi per vinto>>.

Gioacchina :<<Alla prima lettera non si rispondeva mai nell'immediato, in generale, ed io in prima persona dovevo accertarmi che fosse davvero lui ad avermi scritto. Così ebbi la conferma che non si trattava di un inganno nel momento in cui  ricevetti la seconda lettera. Il modo di esprimere i concetti era proprio il suo. Ahimè, io però ero analfabeta. Non ero in grado di leggere non avendo frequentato le scuole se non per un anno scarso, ero rimasta traumatizzata dai colpi di bacchetta che la maestra era solita dare agli alunni che deludevano le sue aspettative. Domenico  a differenza mia era stato sempre promosso per 4 anni.

Così chiesi aiuto a mia sorella. Iniziò a leggere fra le righe ed io non nascondo di essermi emozionata parecchio. Non vedevo l’ora di dargli una risposta. Così iniziai a dettarle parola per parola ciò che avrebbe dovuto scrivere. Anche io contraccambiavo il suo sentimento.Avevo 18 anni.

Così ci sposammo un anno dopo quella lettera e precisamente in una giornata nevosa il 4 Gennaio del 1943 a Talana, rischiando quasi che saltasse tutto perché I Patti Lateranensi parlavano chiaro e cioè che una volta sposati in Municipio bisognava riconfermare la promessa in chiesa entro sei mesi. Mancavano 6 giorni alla scadenza>>.

Domenico :<<Sembra sia accaduto ieri ed invece sono trascorsi 77 anni. Penso che il nostro segreto di lunga vita matrimoniale sia il seguente: dipende molto dalla testa oltre che dal cuore. Il nostro rapporto era ed è ancora basato sulla fiducia ed onestà e rispetto.

Ritornando al discorso della lettera, se io le mandavo un bacio stampato sulla carta è come se lo mandassi alla sorella. La privacy allora non esisteva>>.

 

 

LAVORO

Gioacchina :<<Lavoro? Neanche ricordo quelli che ho svolto... Andavo spesso a zappare, a tagliare legna, a fare tutto ciò che cera da fare in casa ed in campagna come per esempio a mietere il grano>>.

Domenico :<<Io ho cambiato svariati lavori, come muratore, tagliapietra, contadino, pastore e molti altri. Anche in casa faccio tutto io>>.

 

 RICORDI DI GUERRA

Domenico :<< Della guerra ho tanti ricordi. Uno in particolare mi ritorna spesso in mente e rimanda al giorno in cui facevo servizio di guardia a Monserrato e precisamente al 30 Marzo del 1943. Quel giorno in cielo volavano gli apparecchi” (aerei) da caccia dellItalia e della Germania e ci fu un momento in cui vidi che che si dirigevano verso la nostra direzione ed Io non facendo in tempo a ripararmi, percepìì  che potessero essere per me e non solo, un serio pericolo. Mi impaurirono. Iniziarono a bombardare ed io mi buttai per terra in una cunetta. Ricordo di una pecora che pascolava non poco distante e venne colpita da una scheggia; rimase uccisa mentre io  mi salvai. Mi alzai tutto impolverato e vidi intorno a me ciò che era appena accaduto. Allora si che iniziai ad  aver  paura e così scappai cercando di divincolarmi dalle bombe.Continuai la corsa fino a trovar riparo sotto un ponte.  Là vidi una donna che teneva in braccio sua figlia appena deceduta a causa dei bombardamenti. Tutto questo mi impressionò così tanto ed ogni volta che in città suonava lallarme avevo stampato nella mente quel corpicino martoriato; così da quel giorno ogni volta che avvertivo un pericolo simile mi rifugiavo sempre>>.

Gioacchina :<< Io invece della guerra non mi ricordo nulla perchè non ho combattuto. Ricordo solo che in quel periodo ero sempre sola, anche perchè a lui avevano concesso solo 15 giorni di licenza matrimoniale. Durante la sua assenza mi davo molto da fare, andavo a zappare e mietere lavorando a giornata. La retribuzione consisteva in un pò di olio (due imbuti), di una manciata grano e d’orzo>>.

 

FESTE A TALANA

Gioacchina :<< Le feste di Talana erano le seguenti: Santa Marta, che si festeggiava due volte l’anno (10 Luglio e 2 Settembre) , poi c’era quella di San Michele (29 settembre)  e quella di Sant’Efisio.

Sant’efisio era quella più sentita dai talanesi nonostante non sia il patrono. Tutti noi cittadini partivamo da Talana a piedi e con il carro a buoi addobbato a festa che trasportava il santo percorrendo 17 km sino ad arrivare a  “su sartu” ( località vicino a Lotzorai)>>.

Domenico :<< Io facevo il percorso sempre a piedi. Non scordavo mai di prender con me due sacchi d’erba per i buoi e una bestia da macellare per il giorno della festa. Restavamo lì a dormire 3 giorni, quindi dal Sabato al Martedì. Per animare la festa c’era sempre  il suonatore di launeddas venuto di proposito da Triei ed anche cantatori sardi; venivano sempre in coppia, ricordo in particolare una donna: Maria Farina>>.

 

IL MANGIARE

Domenico :<< Il mangiare non era abbondante e sopratutto non c’era la varietà dei nostri giorni. I  prodotti di nostra produzione (legumi, le patate, i fagioli, i pomodori), il latte di capra e di pecora non mancavano mai nella nostra dieta e così pure il pane di orzo. La carne non la mangiavamo ogni giorno. Anche il vino, era sempre in tavola>>.

 

I GIOCHI

Gioacchina :<< I giochi li producevamo noi stessi. Ricordo che i maschi realizzavano i carretti con le ruote di sughero ed una canna spaccata in mezzo. Noi ragazze toglievamo i bottoni dai nostri maglioni per riproporre  “il gioco della pulce” .Ti lascio immaginare la contentezza delle nostre mamme una volta che rincasate si accorgevano che nel nostro vestiario qualcosa non andava>>.

Ancora oggi, scrivendo queste ultime righe mi viene da sorridere e pensare a quanto sia raro un amore così genuino ai giorni d'oggi.